Il frosone è il più grande e il più robusto tra i Fringillidi: nonostante la coda piuttosto corta può raggiungere, infatti, i 17 centimetri di lunghezza, per 60 grammi di peso. Le differenze tra i sessi non sono molto evidenti, anche se i colori della femmina appaiono, in generale, più sbiaditi. La tonalità prevalente della livrea è il marrone, con cappuccio color nocciola e fascia grigia intorno al collo. Mostra pizzo e mustacchi neri, ali anch’esse nere con fascia bianca, ventre bianco. Tipico è il grosso becco, di colore blu metallico in periodo riproduttivo e giallastro durante la stagione fredda. In Italia nidifica in prevalenza nelle zone montuose, con netta prevalenza di Alpi e Appennino centrale, mentre è del tutto assente dalle estreme regioni meridionali e dalla Sicilia. Una popolazione isolata abita invece la Sardegna. Come tutti i granivori, il Frosone si nutre di semi ma, rispetto ad altri Fringillidi, predilige le gemme fresche e la frutta, come le ciliegie, di cui spolpa anche il nocciolo. Il nido, a forma di coppa, viene costruito quasi esclusivamente dalla femmina sugli alberi utilizzando ramoscelli, piccole radici, licheni. Le uova deposte sono in media 5, per una sola covata l’anno. Il maschio partecipa saltuariamente alla cova, che si protrae per 12-14 giorni. I pulcini sono nutriti da entrambi i genitori e lasciano il nido all’età di 10-14 giorni. l Frosone rientra tra le specie vittime dell’uccellagione illegale e del prelievo al nido da parte di allevatori. La specie beneficerebbe inoltre del mantenimento di aree agricole coltivate in modo tradizionale; in particolare può trovare giovamento dalla presenza di incolti erbacei e dal mantenimento di siepi, filari e alberi isolati.